Il “fattore 9x”
Cercando di introdurre innovazione, è importante attribuire all’innovazione il giusto valore che essa potrà avere sull’utilizzatore finale.
Quando una persona crea innovazione, deve essere conscia del fatto che attribuirà a questa innovazione un valore che è triplo di quello che viene percepito dagli utenti. Questo perché l’inventore vede solo la componente innovativa, me non percepisce la necessità di cambiare anche l’ecosistema in cui questa vive. Le persone che usano le tecnologie e a cui si offre l’innovazione, attribuiranno a loro volta un valore triplo alle applicazioni che sanno usare, perché è costato loro fatica imparare e quindi danno valore proprio perché sanno usarle.
Quindi affinchè l’innovazione abbia delle chance di sostituire con successo l’esistente, deve essere nove volte migliore (il “fattore 9x”), cioé deve essere un’innovazione radicalmente diversa, che cambi realmente la vita delle persone.
Per poter introdurre innovazione è quindi necessario sviluppare dei sistemi che abbiano costi di apprendimento molto ridotti (idealmente nulli) e che quindi sostituiscano l’esistente migliorando l’esperienza degli utenti, ma inserendosi in modo naturale nell’ecosistema esistente.
COMMODITY:
Una commodity è un oggetto d’uso comune le cui qualità sono raramente specificate, perché definite e riconducibili ad uno standard. È irrilevante chi produce il bene, poiché non c’è differenziazione di quel prodotto sul mercato. Si pensi ad esempio ad un espresso od una risma di fogli: ci sono degli standard qualitativi che ormai sono diffusi e non necessitano di essere specificati né differenziati.
La qualità di una commodity è normalmente più alta di un prodotto di basso valore, proprio in virtù del fatto che essa risponde a degli standard qualitativi diffusi e garantiti. Al contrario, la qualità di un prodotto ad hoc è superiore di quella della commodities.
Quando una tecnologia diventa una commodity, significa che i problemi che stava affrontando sono finiti: essa è perfettamente installata nel proprio dominio (e.g. un editor di testo, una stampante da ufficio). Nel mondo dei sistemi informativi, se cerchiamo una componente, ma non ci preoccupiamo troppo di quello che dovrebbe eseguire in termini di performance, allora è probabile che stiamo cercando una commodity.
Nell’industria informatica, la necessità di fare innovazione sta diventando dirompente, perché l’innovazione introdotta è sempre meno nel sistema e questo mette a rischio l’intera industria: senza innovazione, l’investimento diminuisce.
Però non è facile introdurre innovazione, specialmente per una grande azienda: se essa ha un prodotto diffuso sul mercato, tale prodotto viene percepito come uno standard. L’introduzione di innovazione apre una braccia nella percezione dello standard, iniziando così un periodo di transizione dove un concorrente potrebbe entrare nel mercato e diventare una presenza importante.
La crescita della concorrenze tende a non produrre innovazione, ma tende a portare i prodotti verso uno stesso punto di convergenza. Per le aziende leader di settore, l’introduzione di innovazione:
- genera la perdita del rapporto col mercato che si ha in precedenza;
- non genera vantaggi economici rilevanti;
- aumenta la confusione tra i clienti;
- vincola l’azienda all’innovazione stessa: in caso di fallimento, esso sarebbe totale poiché non sarebbe possibile tornare indietro.
Quindi bisogna creare un ambiente ottimale di comunicazione col cliente attirandone l’interesse per poter riuscire ad introdurre innovazione sul mercato. Come detto prima, le funzionalità offerte devono essere molto vantaggiose ad un costo d’apprendimento tendenzialmente nullo.
Per quanto riguarda un’azienda, è chiaro che le sue necessità possono cambiare. Le scelte passate fatte dall’azienda, hanno influenzato la struttura del sistema informativo di cui essa si avvale. Allo stesso modo, la struttura data al sistema informativo dell’azienda ne influenza il futuro: ciò che esiste condiziona le scelte e crea dei pregiudizi (da intendersi come convinzioni e consuetudini dovute a situazioni di alta stabilità).
Ad esempio, fino agli anni 60/70 si pensava che il linguaggio ellittico (ovvero in cui si verifica l’ellissi, cioè l’omissione delle parole) fosse condizionato dalla sincronia (cioè dalla continuità temporale), ma non dalla località degli interlocutori (una discussione poteva essere fatta anche al telefono). L’arrivo della e-mail ha però fatto cadere questa convizione: né sincronia né località influiscono sulla nostra comprensione del linguaggio, che invece dipende esclusivamente dal contesto. Il mondo non è cambiato in seguito ad aver compreso ciò, ma questa comprensione ci permette di concepire qualcosa di nuovo.